Dopo 18 mesi i fallimenti, in Italia, tornano a risalire. I dati Cerved indicano un inasprimento che coinvolge anzitutto l’industria. L’aumento medio del secondo trimestre rispetto allo stesso periodo 2022 è limitato all’1,5%, che sale però al 5,2% nell’area manifatturiera, mentre nel settore delle costruzioni si registra un calo. Se i numeri sono sotto controllo (poco più di 2mila fallimenti), dimezzati rispetto ai picchi del 2014 quando in un solo trimestre fallirono quasi 4.500 aziende, si tratta comunque di un segnale di difficoltà da non trascurare. A fallire sono, in particolare, le Pmi per la crisi di liquidità e la difficoltà a pagare i fornitori. A guidare i numeri sono soprattutto le ditte individuali, mentre le società di capitali fanno registrare solo un lieve aumento dello 0,3%, trainato in particolare dalla fascia di aziende tra i 2 e i 10 milioni di euro di fatturato. A livello settoriale i più colpiti sono prodotti da forno, alberghi e attività all’ingrosso nelle costruzioni. Trend negativi anche nelle lavorazioni meccaniche e metallurgiche, e  carpenteria metallica dove a pesare è il caro energia. 

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